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Grande Miniera di Serbariu e Museo del Carbone

Tra gli anni ‘30 e gli anni ‘50, Carbonia era una delle più grandi realtà energetiche a livello nazionale, grazie alla presenza della  Grande Miniera di Serbariu che rimase attiva dal 1939 al 1964. In quegli anni l’estrazione mineraria rappresentava la più importante se non l’unica fonte di reddito nel Sulcis-Iglesiente. Il sito minerario di Serbariu oggi è stato trasformato, grazie ad una campagna di restauro,  nel Museo del Carbone.

Il museo è suddiviso in tre parti principali:

  • La Lampisteria. In questo locale ha sede l’esposizione sulla storia del carbone, della miniera e della Città di Carbonia. All’interno dell’edificio si può trovare una ricca collezione di tutti gli strumenti da lavoro che venivano utilizzati dai minatori per l’attività estrattiva e nella vita quotidiana.
  • La Galleria Sotterranea. All’interno della galleria si trova una mostra dell’evoluzione delle tecniche di estrazione del carbone, utilizzate nella Grande Miniera di Serbariu, da quando fu aperta nel ‘37 alla fine dell’attività estrattiva. Gli ambienti all’interno della Galleria sono stati accuratamente ricostruiti come erano originariamente. Si trovano inoltre, grandi macchinari che vengono tutt’oggi utilizzate all’interno delle miniere carbonifere ancora in attività.
  • La Sala Argani. In questo edificio si trova l’imponente macchinario con cui veniva manovrata la movimentazione delle gabbie nei pozzi, sia in discesa che in salita. Questa macchina regolava sia l’ingresso e l’uscita dei minatori, che delle berline utilizzate per il trasporto del carbone.

Il percorso museale consente ai visitatori di rivivere la giornata lavorativa tipo dei minatori e seguire il processo di trasformazione del carbone in preziosa fonte energetica. Inoltre, nel padiglione delle ex officine si trova il Museo Paleontologico e delle Scienze Naturali P.A.S. Martel.

La Storia della Grande Miniera di Serbariu

Negli anni 1936 e 1937 la Società Mineraria Carbonifera Sarda operò un’intensa campagna di  sondaggi nel bacino carbonifero del Sulcis. Questi sondaggi portarono alla scoperta di un esteso giacimento di carbone a sud della miniera di Sirai, già in attività sin dal 1918 e ad ovest dove oggi sorge la città di Carbonia.

La concessione di scavo venne data ufficialmente il 18 gennaio 1939 con Decreto del Ministro Segretario di Stato per le Corporazioni e successivamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 Febbraio del 1939.

Si iniziò subito con lo scavo dei primi pozzi e di allestimento della miniera. Nel tempo venne ampliata l’estensione originaria della concessione mineraria sino ad assorbire quelle di tutta la zona. Nel massimo del periodo produttivo venne raggiunta la profondità di 179 metri dalla superficie e 103 metri sotto il livello del mare.

L’Italia negli anno ‘50 entrò a far parte della CECA e questo portò ad drastico ridimensionamento di tutto il settore minerario. Da qui ebbe inizio un periodo nel quale ci furono numerosi riassetti societari, la chiusura di molti cantieri e lo spostamento dei lavoratori verso il centro del bacino grazie alla costruzione della nuova miniera di Seruci.
Dal 1947 al 1957 il numero delle maestranze si ridusse drasticamente, passando da 14.000 a 5000 unità, a causa del progressivo smantellamento del bacino carbonifero del Sulcis.

Questa situazione portò a lotte e scioperi degli  operai per riuscire a tenere i propri posti di lavoro, che culminarono con uno degli scioperi più lunghi della storia italiana, che durò 72 giorni.
Purtroppo l’estrazione carbonifera in questo periodo rappresentava l’unica fonte di economia nel Sulcis-Iglesiente e questo portò ad un’emigrazione di massa. Alla chiusura della miniera nel 1965 tutti i miniatori che erano ancora in attività vennero assunti dall’Enel.

La chiusura della Grande Miniera di Serbariu viene datata ufficialmente al 1971, anche se l’estrazione era ferma ormai da diversi anni.
Da quel momento tutti i macchinari e gli edifici furono soggetti ad un rapido deterioramento. Attività artigianali non autorizzate, discariche abusive e l’occupazione da parte di famiglie senzatetto furono solo alcune delle cause che portarono al definitivo stato di degrado.

Finalmente dopo diversi tentativi, l’Amministrazione comunale riuscì definitivamente, ad acquisire il sito nel 1991, con tutto il patrimonio immobiliare, compresi i castelli minerari, ormai destinati alla rottamazione. Negli anni successivi vennero presentati diversi progetti per la riqualificazione del sito ad uso museale, sino a 4 dicembre 2002, data nella quale iniziò il primo cantiere. Il primo stabile restaurato fu la Lampisteria.
I lavori di recupero dell’intera area della Grande Miniera di Serbariu durarono circa 4 anni fino al 2006.
Il 18 Dicembre 2005, data in cui ricade l’anniversario della fondazione della città di Carbonia, vennero presentati alla popolazione i lavori che si stavano svolgendo per la realizzazione del Museo del Carbone. Questa fu l’occasione per tutta la cittadinanza di Carbonia per riscoprire quegli spazi che nel passato furono oggetto di duro lavoro, sofferenze e grandi sacrifici.
In questo periodo vennero anche iniziate le campagne di sensibilizzazione e di recupero di materiale e documenti risalenti all’epoca mineraria. Si passava dalla catalogazione dei beni quali:

  • attrezzi da miniera,
  • indumenti,
  • oggetti d’uso quotidiano,
  • registri
  • documenti

alla raccolta delle testimonianze da parte dei minatori, che raccontavano le stremanti e disumane  condizioni di vita in miniera. Tutto il materiale recuperato in questo grande progetto, oggi  si trova nella mostra permanente all’interno del Museo del Carbone.

Il Comune di Carbonia e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna hanno costituito un’associazione  per la gestione del sito che prende il nome di Centro Italiano della Cultura del Carbone  (CICC) . Questo è il risultato finale di anni di lavoro per l’acquisizione, la progettazione e il recupero del sito dell’ex Grande Miniera di Serbariu.

Il 3 Novembre 2006 è stato inaugurato il Museo del Carbone, con il suono della vecchia sirena della miniera, rimessa in funzione per l’occasione da un vecchio minatore.