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Nuraghe Seruci
Il Nuraghe Seruci e il suo complesso è uno dei più grandi della Sardegna con ben 5 ettari e si trova nei pressi della strada panoramica che collega Gonnesa a Portoscuso.
Il complesso è formato da un grande nuraghe con un mastio contornato da 5 torri unite da un bastione.
Il villaggio è composto da un centinaio di capanne circolari, una delle quali divisa da un tramezzo interno (elemento raro nell’architettura nuragica).
Al centro del villaggio si trova la Sala del Consiglio, in grossi blocchi di trachite.
Mentre ad ovest si trova una delle tre tombe dei Giganti, le altre due sono situate nei pressi del nuraghe.
Chiesa di Sant'Andrea
La Chiesa di Sant’Andrea si trova al centro dell’abitato di Gonnesa ed è la chiesa principale del paese.
Della chiesa dedicata a Sant’Andrea, costruita tra l’XI e il XIII secolo in stile romanico, oggi rimane solo la facciata.
Il resto dell’edificio è frutto di un restauro compiuto tra il XIX e XX secolo, cui appartengono la navata unica e le cappelle laterali.
La facciata è suddivisa in due ordini. L’ordine superiore, completamente intonacato, ospita sul terminale piano un piccolo campanile a vela a due aperture disposto in asse col portale.
Quest’ultimo, realizzato in legno, è ospitato nell’ordine inferiore ed è inquadrato da blocchi in pietra rosa, lo stesso materiale visibile anche nelle lesene a sezione rettangolare, ai lati e nella teoria di archetti pensili rilevati dal restauro del 1994 e impostati su peducci.
A sinistra si imposta il campanile a pianta rettangolare, anch’esso suddiviso in due ordini e concluso da una piccola cupola a padiglione.
La parrocchiale ha una pianta a navata unica la cui copertura, una volta a botte, è impostata sulle murature laterali.
La lettura in pianta evidenzia una partizione dello spazio in sei campate, la cui distanza è cadenzata dalla presenza di cinque arcate trasversali a tutto sesto.
Alla navata si articolano due cappelle per lato, in una posizione assi metrica.
Nella cappella a ridosso del campanile è presente una fonte battesimale di marmo bianco, il cui coperchio venne rifatto da Monsignor Navoni nel 1801.
La Storia
L’area di Gonnesa fu abitata sin dall’epoca nuragica come viene testimoniato dalla presenza dell’enorme complesso nuragico intorno al Nuraghe Seruci e dagli altri nuraghi sparsi nel territorio.
Nel medioevo il paese cambiò diversi nomi da Iknos a Cenesium, sino ad arrivare Conesa. Al tempo era un centro di aggregati rurali e sino al 1257 apparteneva al Giudicato di Cagliari.
La Chiesa dell’abitato inizialmente era dedicata a Santa Maria di Flumentepido, e in seguito divenne Chiesa di Sant’Andrea ed è datata tra XI e XIII secolo. Il centro fu poi dato alla tutela amministrativa di Iglesias e dal 1421 dato in feudo.
Gonnesa passò poi ai della Gerardesca e successivamente al Regno di Sardegna. Col passare del tempo il paese spopolò, sino al 1774 quando i nuovi feudatari, la famiglia Asquer, fondarono il nuovo paese chiamato Gonnesa.
Nel censimento del 1821 a Gonnesa risultavano 567 abitanti. Nella seconda metà dell’800, grazie alla ripresa dell’attività mineraria, il territorio ebbe una notevole crescita demografica.
Nel 1906 a Gonnesa si verificarono scontri tra i minatori e militari che provocarono morti e feriti.
Nel 1940 fu accorpato a Carbonia, ma divenne nuovamente comune autonomo nel 1945.
Gonnesa dopo la Seconda Guerra mondiale, subì una grave crisi dovuta alla chiusura del comparto minerario..